Massimiliano Marra e Sabrina Scoletta – Radio Jungle Ciani
Lizard Records – 2015
Stiamo per intraprendere un viaggio abbastanza insolito. Non stiamo andando in vacanza a Riccione e non abbiamo neanche assunto certe sostanze, nel caso ve lo foste chiesti. È un viaggio senza ritorno, l’ultimo che l’umanità di un futuro forse non tanto lontano intraprenderà. Un capodoglio d’acciaio viaggia nell’oscuro oceano spaziale con una missione: portare gli esseri umani su un nuovo pianeta che possa ospitarli. A narrarci questa colossale impresa sono i Downlouders, gruppo di Varese dedito a un post-rock ricco di sperimentazione e psichedelia.
L’album si apre con “Bake Kujira”, un requiem per l’oramai defunto pianeta desolato dai terrestri e dominato da una lugubre atmosfera apocalittica. Ma l’infinito percorso della nave-cetaceo è insidioso, a tratti calmo e cosparso di quiete cosmica, a volte misterioso ed inquieto. Così testimoniano brani come “Moto Perpetuo” e “Uno”, attraversati da climax psichedelici e inquietanti rumorini, che fanno pensare forse a una partenza disperata, forse a un problema tecnico agli sfiatatoi, forse a un malfunzionamento della pinna caudale, forse all’ansia. Vi sono momenti in cui il cosmonauta può caldamente perdersi nell’immensità del cosmo, come in “Deriva”, oppure momenti in cui la tensione dilaga, come in “Metoth”. Ed in questa odissea cosmica non può mancare ovviamente la più antica di tutte le nostalgie, ossia quella della propria terra natale, assieme a una punta di tedio, entrambi presenti nella lenta “Velocità di Crociera”. A chiudere questo viaggio attraverso la materia oscura vi è “Spermaceti”, un’ode solenne al mammifero marino che trarrà in salvo l’umanità dall’estinzione.
Come avrete capito, l’ascoltatore che si cimenterà in questa avventura è davanti ad un concept-album mozzafiato. Un album che affronta un tema attualissimo e che lascia un chiaro messaggio apocalittico attraverso suoni stellari e atmosfere fantascientifiche. “Arca” ha tutti gli elementi per essere vera arte sonora: amore alla sperimentazione, una storia, rumorismo, molta fantasia, psichedelia, un messaggio da dare.
E dopo queste nostre constatazioni ecco che abbiamo deciso di intervistarli per voi!!
-Come sono nati i Downlouders?
I Downlouders sono nati sono nati da un precedente esperimento di musica improvvisata che si chiamava Toleranza Zero che non è più attivo da 10 anni e che coinvolgeva quasi tutto il nostro giro di amici, compresi dei non musicisti. Da lì l’ idea di mettere in piedi un collettivo di improvvisazione psichedelica, all’ inizio non pensavamo neanche che il nostro progetto potesse avere un seguito ed un pubblico, è bellissimo che sia così, ma noi continuiamo a suonare principalmente per il puro piacere dell’ atto creativo.
-Cos’è la musica per voi?
La musica per alcuni di noi è anche un lavoro. Ma soprattutto è uno strumento di ricerca interiore e il modo di esprimerci più puro che conosciamo. E’ l’ Arte più astratta che esiste perché implica il Fattore Tempo e quindi anche un irripetibilità del momento. In particolare se improvvisi sei contemporaneamente esecutore e fruitore.
-Quali sono le vostre muse ispiratrici?
L’ immaginario fantascientifico, i Capodogli, i luoghi dove registriamo i dischi, il cinema indie americano anni 90, la condivisione delle esperienze sia tra di noi che, quando siamo dal vivo, con il pubblico.
-Come mai avete deciso di dedicare un album ad un’astronave-capodoglio?
A questa domanda preferiamo non rispondere, perché così ognuno può immaginare la storia dell’ astronave Capodoglio.
-Avete progetti futuri?
Chi lo sa? Sicuramente, andremo avanti con la nostra ricerca sonora. Considerato l’ interesse nei conforonti di Arca,, abbiamo in programma alcune date e stiamo già pensando a un nuovo disco.
-Se il vostro album fosse un colore, che colore sarebbe?
Il colore dello Spazio profondo
-Se la vostra musica fosse un gusto di gelato, quale sarebbe?
Variegato psichedelico all’ amarena