A cura di Sabrina Scoletta di Radio Jungle Ciani
Festival dei diritti umani
Documentario “Under The Skin”
Eritrei rapiti dai beduini, portati nel nord del Sinai e venduti a torturatori sadici richiedenti un ingente riscatto alle famiglie degli ostaggi. Una situazione purtroppo comune a molti uomini eritrei (per miracolo sopravvissuti alle barbarie) che tentano di condividere la loro dolorosa esperienza in questo documentario, denunciando una situazione atroce di cui i mass media non parlano molto, anzi, non parlano proprio.
È in questa seconda edizione del festival dei diritti umani che molti ragazzi, provenienti da diverse scuole del Ticino, e persone interessate, vengono a conoscenza di una realtà ignota, fatta di torture puramente sadiche e malate, richiesta di riscatti impossibili, fughe o miracolose sopravvivenze, ed esodi verso il più estremo nord dell’Europa, o nord ovest dell’Africa, come richiedenti di asilo politico.
Una realtà alla quale non si può di certo rimanere indifferenti.
In aggiunta alle commuoventi testimonianze degli uomini intervistati nel documentario, si aggiunge quella di un uomo eritreo, in Svizzera dal 2007, sfuggito alla dittatura totalitaria militarista presente oramai da lungo tempo in Eritrea, la quale oltre a torture e incarceramenti di tipo politico, religioso e di coscienza, ha imposto alla popolazione il militare obbligatorio, a partire dai 15 anni di età, a tempo indeterminato.
Oppostosi alla legge militare (il testimone presente esercitava il ruolo di docente nella sua nazione di origine, e ha comunicato apertamente il suo disappunto a mandare i suoi allievi ancora minorenni nell’esercito) è stato incarcerato, ed è poi riuscito fortuitamente a fuggire insieme alla moglie, intraprendendo un esodo pieno di impervie per giungere dopo un anno in Svizzera come richiedente d’asilo e grazie a questo ricongiungersi con la figlia di pochi anni, lasciata in Eritrea a dei parenti durante la fuga.
Realtà così diverse, che ci ricordano quanto siamo fortunati, ma al contempo ci richiamano all’attenzione sull’aiuto che possiamo dare a persone che subiscono violazioni dei diritti umani ogni giorno, costantemente.
Se non possiamo agire, dovremmo forse essere più coscienti e consapevoli, e magari più umani verso queste persone, obbligate a lasciare la loro vita e la loro famiglia, per non subire torture e barbarie, a noi così lontane anche nell’immaginario.