PERCORSO 3
DIRITTO ALLA FRAGILITÀ. SALUTE MENTALE E SAPER CHIEDERE AIUTO
DIRITTO ALLA FRAGILITÀ. SALUTE MENTALE E SAPER CHIEDERE AIUTO
“La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza”, citava il film Into The Wild, che casualmente tratta proprio la storia di un giovane adulto in fuga dalla propria famiglia, che rifiuta il sistema e i valori “non valori” che i suoi genitori gli hanno inculcato e con i quali preferisce non avere nemmeno un dialogo, bensì, decide di allontanarsi per sempre da loro e spingersi nella natura più selvaggia in cerca di avventura.
La psicologa Peggy Drexler l’ha chiamata “Therapy generation”, poiché nelle nuove generazioni sta avvenendo un vero e proprio cambiamento culturale: i giovani si stanno auto-educando riguardo alla salute mentale, al benessere psichico, all’essere in contatto con le proprie emozioni, ambizioni, necessità ed esigenze, mettendosi e mettendo la propria felicità al centro. Le terminologie legate ai disturbi mentali hanno permeato il linguaggio comune grazie ai social network, i ragazzi, a differenza dei loro genitori, vogliono conoscere, essere consapevoli e chiamare le cose con il proprio nome, tendono a mostrarsi fragili, anche se ancora con fatica, e questo vale per ambo i sessi. Tutta questa auto-diagnosi tramite i social potrebbe di certo non avere dei risvolti del tutto positivi, ma potrebbe essere promotrice di una spinta crescente e innovativa a voler chiedere aiuto, una ricerca volta al capirsi meglio, per stare meglio. Lo psicologo non è più un tabù, seppure rimanga sempre un ostacolo il fattore economico, ma anche a questo problema i giovani sembrano aver ovviato andando a chiedere sempre più frequentemente aiuto in strutture come consultori gratuiti o vogliono lo psicologo di base. I giovani difendono il diritto di fare fatica e, allo stesso tempo, quello di dire che non sempre stanno bene.
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